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Il gatto, il gallo e la volpe (fiaba russa)



C'era una volta un vecchio che aveva un gatto e un gallo. Il vecchio se  ne andò nel bosco a lavorare, il gatto gli portò da mangiare, mentre il gallo fu lasciato a far la guardia alla casa. In quel momento arrivò una volpe. 

«Chicchirichì Galletto, Cresta d'oro, graziosetto! Mostrati, fatti ammirare, Ti darò dei piselli da mangiare»

Così cantava la volpe, seduta sotto la finestra. Il gallo aprì la finestra e mise fuori la testina per vedere chi cantasse. La volpe afferrò il gallo e lo portò via. Il gallo iniziò a gridare: 

«La volpe mi ha preso, porta il gallo per boschi scuri, verso paesi lontani, verso terre straniere, terre ai confini del mondo, in un reame ai confini del mondo, in uno stato ai confini del mondo. Gatto Gatto, salvami!». 

Il gatto nel campo sentì la voce del gallo, si lanciò all'inseguimento, raggiunse la volpe, liberò il gallo e lo riportò a casa. 

«Sta' attento, Galletto - gli dice il gatto - non ti affacciare più, non credere alla volpe; ti mangerà senza lasciare nemmeno un ossetto.» 

Il vecchio se ne andò di nuovo nel bosco a lavorare e il gatto gli portò da mangiare. Andandosene, il vecchio raccomandò al gallo di fare la guardia alla casa e di non affacciarsi. Ma la volpe stava spiando, aveva una voglia matta di mangiare il gallo; si avvicinò alla casa e iniziò a cantare: 

«Chicchirichì Galletto, Cresta d'oro, graziosetto! Mostrati, fatti ammirare, Ti darò dei piselli da mangiare, Tanto grano da farti scoppiare». 

Il gallo camminava avanti e indietro per la casa e taceva. La volpe di nuovo iniziò a cantare la sua canzoncina e lanciava dei piselli attraverso la finestra. Il gallo beccò i piselli e dice: 

«No, volpe, non mi inganni! Tu vuoi mangiarmi senza lasciare nemmeno un ossetto». 
«Ma cosa dici, Galletto! Io volerti mangiare! Vorrei solo che tu venissi ospite da me, che vedessi come me la passo e dessi un'occhiata alle mie cose!», e giù a cantare: «Chicchirichì Galletto, Cresta d'oro, graziosetto. Con le piume variopinte! Mostrati, fatti ammirare. Dei piselli hai avuto in dono. Ti darò anche del grano». 

Il gallo diede solo un'occhiata dalla finestra e subito la volpe lo afferrò. Il gallo si mise a gridare a squarciagola:

 «La volpe mi ha preso, porta il gallo per boschi scuri, per fitte pinete, per monti e mari; vuole mangiarmi senza lasciare nemmeno un ossetto!». 

Il gatto nel campo sentì, si lanciò all'inseguimento, liberò il gallo e lo riportò a casa: 

«Non ti avevo detto: non aprire la finestra, non affacciarti, la volpe vuole mangiarti senza lasciare nemmeno un ossetto? Sta' attento, dammi ascolto! Domani saremo molto lontani». 

Il vecchio di nuovo se ne andò a lavorare e il gatto gli portò da mangiare. La volpe scivolò sotto la finestra e iniziò a cantare la stessa canzoncina; cantò tre volte, ma il gallo non fiatava. La volpe dice: 

«Guarda un po', il gallo oggi è diventato muto!». 
«No, volpe, non mi inganni, non mi affaccerò».

La volpe iniziò a lanciare piselli e grano attraverso la finestra e riprese a cantare: 

«Chicchirichì Galletto, Cresta d'oro, graziosetto. Con le piume variopinte! Mostrati, fatti ammirare. Ho un enorme appartamento. Pieno di chicchi di frumento. Mangerai fino a scoppiare!» Poi aggiunse: «Se tu vedessi, Galletto, quante rarità ci sono da me! Mostrati dunque, Galletto! Basta, non credere al gatto. Se avessi voluto davvero mangiarti, l'avrei  fatto da un pezzo; invece, vedi, mi sei simpatico, ti voglio far vedere il mondo, darti dei buoni consigli e insegnarti a vivere. Andiamo, Galletto, mostrati, mi metterò dietro l'angolo!», e si appiattì di più contro il muro.

 Il gallo saltò su una panca e guardò lontano, per assicurarsi che la volpe se ne fosse andata. Ma non appena si fu affacciato, la volpe lo afferrò e chi s'è visto s'è visto. Il gallo si mise a gridare come al solito, ma il gatto 
non lo sentì. La volpe portò il galletto oltre la giovane abetaia e se lo mangiò, lasciando sparpagliare al vento la coda e le piume. Il vecchio e il gatto arrivarono a casa e non trovarono il gallo; per quanto si affliggessero, alla fine dissero: «Ecco dove conduce la disubbidienza!».