Secondo la tradizione popolare ladina, il croco è un fiore di origine divina che vuole ricordare la generosità di un nobile principe.
Mandato dal padre a conoscere la futura sposa, il principe Labino partì con un gran seguito e un ricco tesoro da portare in dono. Strada facendo, però, distribuì tutti i suoi averi ai bisognosi che incontrò, tanto che rimase senza nulla. Allora il suo seguito lo abbandonò e Labino continuò il viaggio da solo, avvolto in un mantello di seta viola foderato di raso bianco. Era la sua ultima ricchezza, ma non esitò a privarsene, quando trovò sulla via un vecchio infreddolito. Ormai Labino era talmente povero che rinunciò a presentarsi alla promessa sposa. E restò sui monti, ad aiutare un pastore. In inverno il principe si ammalò. Sentendo vicina la fine, chiamò il pastore. Gli chiese di poter dormire per l'eternità in un prato ai margini del bosco e di fare avere al re, suo padre, i fiori che sarebbero sbocciati sulla sua sepoltura. Il pastore poté rispettare solo la prima delle volontà di Labino, perché la neve era ancora alta e nessun fiore riusciva a sbocciare. Una notte, all'uomo apparve in sogno il Signore che gli disse di andare alla tomba, il mattino dopo. E l'indomani, fu grande la meraviglia del pastore nel trovarla coperta da un mantello di teneri fiori violetti che sbucavano dalla neve scintillante.
Un dono di Dio affinché lui potesse esaudire l'ultimo desiderio di Labino.