Un giorno d'autunno, presso un laghetto sperduto fra i monti, le fate dell'acqua trovarono un bambinetto biondo, bellissimo. Chi era? Chi l'aveva portato fin lassù?
Le fatine non lo sapevano. Le verdi rive del lago erano deserte e silenziose. Si udiva soltanto il frusciare del vento. Le piccole fate avvolsero il piccino in caldi panni e lo chiamarono Oliviero.
Le stagioni passavano una dopo l'altra e nessuno mai saliva al piccolo lago dimenticato. Le fatine erano felici: il piccolo Oliviero, che esse amavano piu di ogni cosa al mondo, era tutto per loro.
Ma cose strane succedevano a loro insapute quando esse riposavano nelle incantate profondità del lago.
Un pettirosso volava ogni sera presso il bambino addormentato sulla riva e lo svegliava becchettandogli affettuosamente una guancia. Poi gli raccontava di un paese bello e lontano dove la sua mamma lo invocava ogni giorno. Oliviero ascoltava, attento. Pensava che un giorno avrebbe abbandonato il malinconico laghetto
Sarebbe andato lontano... avrebbe visto com'è una mamma. Un mattino di novembre le fatine si levarono da loro letto d'acqua e mossero verso la riva. Chiamarono a lungo Oliviero: il bambino non c'era piu
Le fate si levarono a volo, affannate, e videro Oliviero scendere a valle preceduto da un pettirosso
Allora compresero. Lo raggiunsero a volo e gli si affollarono attorno, allargando con le mani le loro vesti di velo grigio, perché il bambino non riuscisse piu a scorgere il pettirosso che gli faceva da guida, né il sentiero, né la valle lontana.
Come per miracolo, dalle dita delle fate i veli cominciarono ad allungarsi, diffondendosi ovunque.
Avvolsero Oliviero con una impalpabile nube, cancellarono monti e campagne, soffocarono la luce del giorno.
Ma il fanciullo non si scoraggiò. Scostava con le mani i veli grigi che gli battevano sul viso.
Da allora, ogni anno, la nebbia stende i suoi umidi veli: sono le vesti bagnate di lacrime delle pallide fate del lago.