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Christmas e-mail (di Fabiana Redivo)


Babbo Natale Express, sogna e avrai

Mancano pochi giorni a Natale. L’aeroporto di Vienna è un trionfo di luci e di colori. 
Alberi addobbati, ghiaccioli di vetro scintillante, neve finta, festoni argentati e dorati, grandi fiocchi rossi e angeli di cartapesta. 
Dai negozi escono le note di canzoni famose come “Stille Nacht”, “O Tannenbaum!” e “White Christmas”. 
Quasi si fatica a sentire gli annunci in più lingue che chiamano i passeggeri all'imbarco. Un fiume di gente in transito con il bagaglio a mano che diventa più pesante dopo gli acquisti. 
Voci, musica, luci, odore di cibo. Il consumismo sfrenato esalta un mondo fatto di apparenza, uccidendo il vero spirito natalizio. 

A Max poco importa tutto questo. Per lui il Natale è Natale, indipendentemente dagli spot pubblicitari. 
Sette anni, occhi azzurri, voglia di gioco. Sta fissando incantato una slitta in mezzo a una vetrina di giocattoli, con accanto un panciuto manichino vestito da Babbo Natale intento ad aggiustare i finimenti di due renne di pezza a grandezza naturale. Dai sacchi di juta accatastati sulla slitta spuntano pacchi regalo rossi col fiocco dorato. Subito dietro a Babbo Natale ci sono dei folletti nell'atto di incartare gli ultimi doni e Max ne punta subito uno. 

Quanto mi piacerebbe la stazione di servizio… quella tutta da montare, con le pompe di benzina… 
“Ti piace la vetrina?” chiede una voce maschile alle sue spalle. 
Max sussulta. La mamma lavora nella ditta di pulizie dell’aeroporto e lui non dovrebbe stare lì. Ma la stanza con gli stipetti assegnata alla ditta per i dipendenti è troppo grigia e triste per giocarci. 
Se è uno della sorveglianza, sono fritto. E la mamma perde il posto. 
Si volta col cuore in gola guardando in alto. Invece deve abbassare gli occhi. La voce appartiene a un uomo poco più alto di lui. Indossa un completo sportivo marrone. Pantaloni di velluto a coste e panciotto scozzese sotto alla giacca in tinta. Sulla camicia beige, spicca la cravatta a fiocco, di un rosso sgargiante. 
“Molto” risponde il bambino fissandolo con curiosità. 
“Anche a me” sorride il nano. “Ci ho messo parecchio per rifinirla come si deve.” 
Max è sempre più stupito. “L’ha fatta Lei?” 
“Certo. Dimmi, qual è il particolare che ti piace di più?” 
Se dico che mi piace la scatola della stazione di servizio, penserà che sono maleducato… però è brutto dire le bugie… “L’aiutante di Babbo Natale. Quello con la scatola grande…” risponde senza mentire troppo. 
“Ah, la stazione di servizio” l’ometto gli strizza l’occhio con fare complice. “Hai buoni gusti. Vuoi vederla da vicino?” 
“Io…” Max fa un piccolo passo indietro. “Veramente la mia mamma… mi scusi signore…” 
Il nano gli posa amichevolmente una mano sulla spalla, trattenendolo. “Hans. Il mio nome è Hans. E questo negozio è mio. Davvero non vuoi dare un’occhiata ai giocattoli? Forse la mamma te ne compra uno. Vieni a sceglierlo!” 
Max si guarda attorno incerto. Non si parla con gli sconosciuti. E non si accettano inviti. Però l’idea di avere tra le mani la scatola almeno per un po’ è una tentazione fortissima. Poco lontano una donna seduta accanto alla sua valigia agita una mano più o meno nella sua direzione e lui risponde con un cenno. “Va bene. Ma posso fermarmi poco” acconsente. 
“Oh, è quella la tua mamma… non le somigli molto. Dai, entra e cerca quel che fa per te.” 

Una volta varcata la soglia, il negozio sembra molto più ampio. Max sgrana gli occhi dalla meraviglia. Giocattoli ovunque! Gruppi di bimbi passano in rassegna gli espositori, sognando davanti alle confezioni ancora chiuse ma cariche di promesse, mentre al centro del negozio troneggia uno splendido plastico con rotaie e trenino elettrico. Max si avvicina per osservare meglio. Giunta a un passaggio a livello, la locomotiva si ferma per lasciar passare la slitta con Babbo Natale. Il bambino dimentica presto il motivo per cui è entrato e comincia a passare in rassegna gli scaffali, sognando come tutti gli altri. Infine si ferma davanti alla confezione con la stazione di servizio. 

Come quella in cui lavora il mio papà. Una volta ci andavo sempre a trovarlo. 
Ancora una volta la voce di Hans lo fa trasalire. 
“Allora? Cosa ti farai comprare dalla mamma?” 
Il bambino ha il cuore in gola. “Veramente lei non ha tanti soldi e papà ha una nuova famiglia. Non credo che avrò dei regali quest’anno.” 
“Dici?” Hans sembra sorpreso e contrariato. “Oh, be’… allora non ti rimane che scrivere a Babbo Natale!” 

Max sorride scettico. “Gli ho già scritto un sacco di volte” dice dandosi importanza. “Mi sa però che non sa leggere molto bene, perché mi ha sempre portato cose che non avevo chiesto. Anche se…” si interrompe e guarda il nano con fare complice. “A dire il vero un mio compagno di classe dice che Babbo Natale non esiste…” 
“Non esiste?” Hans è letteralmente scandalizzato. “Come si fa a dire una cosa di questo genere? Assurdo! Babbo Natale esiste, te l’assicuro. Solo negli ultimi tempi si è modernizzato. Immagino tu gli abbia scritto una richiesta su carta, come si faceva una volta.” 
“Io… be’…” arrossisce il bimbo. 
“Lo sapevo…” sospira il nano. “Meno male che sono un tipo previdente. Ecco, guarda qui…” lo conduce davanti a un portatile posato su un bancone del negozio. “È già collegata al sito giusto. Inserisci i tuoi dati e scrivi qual è il regalo che desideri. Quando hai finito, premi l’invio. Semplice, no? Fai pure con calma, io ho da fare” conclude allontanandosi. 

Rimasto solo, Max guarda lo schermo con aria sconsolata. La pagina virtuale è aperta su un sito dal titolo 
“Babbo Natale Express – sogna e avrai”. 
Subito sotto, il cursore lampeggia nella prima casella, quella in cui scrivere il nome. 
“E va bene, ci provo!” mormora quasi con rabbia. “Ma se anche stavolta non succede niente, vuol dire che non esisti!” 

Cerca sulla tastiera le lettere per comporre il suo nome e cognome. Rimane perplesso quando il campo dell’indirizzo si riempie da solo. Però aveva sentito dire che il sistema informatico faceva cose incredibili. Forse è vero che ci spiano conclude guardandosi attorno intimorito. Dei sorveglianti, nemmeno l'ombra. Vale la pena osare. Nella casella relativa al dono desiderato, scrive “pompa di benzina”. Un momento prima di spedire la richiesta si ferma e aggiunge “Un paio di stivali caldi per la mia mamma”. “Invio”. 

La finestra si chiude formando l’immagine di una busta su cui troneggia la scritta “Polo Nord“, che diventa piccolissima svanendo sullo sfondo verde, per lasciare nuovamente il posto alla pagina iniziale. 

Fatta!… e adesso? lo sguardo cade sull'ora segnata sullo schermo in basso a destra. È tardi! si allarma. Tra poco la mamma finisce il turno! 
Vola fuori dal negozio e svanisce in direzione dello spogliatoio per le donne delle pulizie. 

Subito dopo Hans esce dal suo nascondiglio e si avvicina al computer, effettua il “login” inserendo una password molto complicata. 
Sfoglia le richieste della giornata alla ricerca di quella giusta. 
Quella di Max. 
Sorride e clicca sull'opzione “approvato”. Soddisfatto, torna alla sua vetrina. 

Nell'aeroporto ci sono ancora tanti bimbi e tutti hanno il diritto a essere felici. 

È la notte della vigilia e Max non ce la fa a dormire. Chiuso nella sua cameretta, si rigira inquieto nel letto. Dopo cena la mamma gli ha fatto preparare latte e biscotti sul tavolo e poi lo ha spedito a letto, dicendo che Babbo Natale non porta i regali ai bimbi disubbidienti. Lo ha detto con un sorriso stanco, come se ci credesse poco anche lei. 

Stringendo tra le braccia il suo orsacchiotto preferito, Max ripensa alla e-mail con l’indirizzo “Polo Nord” e allo strano incontro con Hans. Forse Babbo Natale non riuscirà a trovare il nostro indirizzo. Vienna è tanto grande e qui siamo in periferia… Forse non è vero che esiste e rimarremo tutti e due senza regali… 

Un paio di lacrimoni gli scendono lungo le guance. 

A un tratto sente un fruscio proveniente dalla cucina. D’istinto si nasconde sotto la trapunta. Un nuovo fruscio, questa volta un po’ più forte. E se fosse…? 

A quel punto la curiosità ha il sopravvento. Scende pian piano dal letto e infila le pantofole di lana cotta. Apre la porta della cameretta badando a non farla cigolare e quatto quatto va in cucina. Alla luce intermittente degli addobbi, nota che il bicchiere è vuoto e i biscotti non ci sono più. In preda alla frenesia accende la luce. 

“Mammaaaaa!!!” grida sorpreso. 

La donna corre trafelata, convinta di trovare chissà che disastro e invece si trova di fronte a Max che le tende trionfante un pacco con sopra il suo nome: Greta. 

“Guarda, questo è tuo!” 

“Impossibile…” mormora la donna sbalordita, guardandosi attorno per controllare eventuali segni di effrazione. Ma tutto è in ordine, esattamente come la sera prima. Apre incredula il pacco e ne tira fuori gli stivali che aveva desiderato. 

Max ride con gioia e si tuffa sul suo dono. Sa già di che si tratta e non vede l’ora di montare la stazione di servizio. Mentre strappa la carta che avvolge la scatola sente giungere da lontano, come da oltre le nuvole, una voce ovattata che augura festosa: “Oh-oh-oh… Merry Christmas!” 

Buon Natale anche a te! gli augura il bambino con il pensiero. E tanti saluti al signor Hans!