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Il fantasma della grotta



Riley contò i suoi operai. Poi gridò, "Allineatevi uomini!"
Riley era il caposquadra di una squadra di costruzione stradale. Doveva assicurarsi che ci fossero tutti, quella mattina contò un lavoratore in più, un ragazzo adolescente.

Il ragazzo fece un passo avanti. "Il mio nome è Tate. Sono qui per il lavoro."
Riley studiò il ragazzo. Non aveva un aspetto sano. Era magro e pallido. "Non posso avere bambini che corrono il rischio di farsi male", disse Riley.
"Non mi farò male, signore", disse Tate. "Posso fare il lavoro di tre uomini."

Tate afferrato il paraurti del veicolo di Riley con una mano, fece un respiro profondo e sollevò la parte anteriore del veicolo da terra, fece un altro respiro e lo sollevò sopra la sua testa.

Riley rise. "Va bene, figliolo. Hai ottenuto il lavoro."

Tate lavorò sodo tutto il giorno, non fece una pausa, non si è fermò per il pranzo. Alla fine della giornata, Riley distribuì le buste paga a tutti gli uomini. Tate mise la busta in tasca e si avviò verso la città. La mattina seguente, Tate si presentò presto a lavoro. Lavorò molto duramente per tutto il giorno, prese la sua busta paga, poi si avviò verso casa.

Il sabato successivo, Riley andò in città per un taglio di capelli e la barba.
"Allora, come stà venendo il lavoro?" chiese il barbiere.
"Bene, bene", rispose Riley. "Siamo riusciti a scavare più strada negli ultimi giorni che in tutta l'estate."
Il barbiere alzò le sopracciglia. "Ah sì? Per quale motivo i tuoi uomini lavorano in modo molto più veloce tutto ad un tratto?"
"Non sono gli uomini", disse Riley. "E' un ragazzo. Ho un nuovo lavoratore nella squadra, non avrà più di quindici o sedici anni. Forse lo conosci, il suo nome è Tate."
"Oh, sì." Il barbiere annuì. "Tate è un tipo strano, hai ragione, non sembra più vecchio di sedici anni, ma deve averne almeno venti, ha vissuto qui tutta la vita..."
"Pensi che quel ragazzo abbia vent'anni?" Chiese Riley.
"Ma sì," disse il barbiere. "Ma la cosa buffa è che sembra che non invecchi. Una volta diventato adolescente, ha smesso di crescere, inoltre, indossa gli stessi vestiti da cinque o sei anni, e non ha mai bisogno di un taglio di capelli."
Riley si accigliò. "E' molto strano. Pensi che dovrei avere un colloquio con lui?"
"No, lascia stare," disse il barbiere. "E' un bravo ragazzo, lavora sodo, deve farlo, sua madre è malata, e lei ha bisogno di lui."

Riley lasciò il negozio del barbiere. Fuori vide due donne, la signora Malloy e la signora Winslow, chiacchieravano davanti ad un negozio di abbigliamento.
"Buon giorno, signore", disse.
Ma le donne erano troppo coinvolte nella loro conversazione per accorgersi di lui.
"Al povero ragazzo mancherà la sua mamma," Stava dicendo la signora Winslow.
"Povero Tate," disse la signora Malloy.
"Tate?" Riley si voltò. "Mi scusi. Non intendevo origliare, ma stavate parlando di un ragazzo magro, biondo di nome Tate?"
"Sì. La madre è morta questa mattina", disse la signora Malloy.
"Mi dispiace sentirlo", disse Riley.
"E' stata malata per moltissimo tempo", disse la signora Winslow. "La settimana scorsa è peggiorata, ormai diventava sempre più debole."
Mrs. Malloy annuì. "E'una benedizione, in realtà, che la povera vecchia non debba più soffrire."
"Ma Tate avrà il cuore spezzato", disse la signora Winslow.
"Adorava sua madre", aggiunse la signora Malloy. "Ha passato tutto il suo tempo a prendersi cura di lei, come se non avesse altro scopo nella vita. Io non so che cosa ne sarà del povero ragazzo adesso."

Improvvisamente, il figlio di Mrs. Malloy arrivò di corsa. "Mamma, mamma!" gridò il ragazzo. "Non indovinerai mai quello che abbiamo visto."
"Rallenta, Jimmy," disse la signora Malloy. "Dimmi cosa è successo."
Jimmy fece un respiro profondo. "Stavamo giocando nei pressi del torrente ed è arrivato Tate, sembrava strano, era ancora più pallido del solito, si poteva vedere attraverso di lui."
"Jimmy!" disse la signora Malloy. "Non raccontare storie."
"Non sono storie", disse Jimmy. "Ho cercato di parlare con lui. Ma Tate mi è passato davanti come se non mi avesse sentito."
"Probabilmente stava pensando a sua madre," disse la signora Winslow.
"Lo abbiamo seguito," disse Jimmy. "E'andato fuori davanti al vecchio mulino e giù per il torrente. Poi si è diretto a destra nella terra".
"Jimmy!" urlò la signora Malloy.
"E'vero", disse Jimmy. "E' entrato in una grotta. Non ho mai saputo che ci fosse una grotta. Tate era sempre più pallido mentre camminava dentro, poi è scomparso. Raggiungo gli altri bambini, sono andati ad avvisare lo sceriffo." Jimmy corse in fondo alla strada.
Riley rise. "Ha una fervida immaginazione. Tate è certamente pallido, ma io non credo che potrebbe realmente scomparire."

Lunedì mattina, Tate non andò a lavorare, non era da lui non presentarsi al lavoro. Poi Riley ricordò la storia di Jimmy, mise la squadra al lavoro, e si incamminò lungo la strada, oltre il vecchio mulino. Vide che lo sceriffo entrava nella grotta davanti a lui.
"Sono venuto a vedere se Tate stà bene," disse Riley allo sceriffo.
"E 'troppo tardi." Lo sceriffo era all'interno della grotta. Lì, proprio nel mezzo della grotta, c'era uno scheletro mentre i vestiti e gli stivali da lavoro di Tate marcivano in un mucchio intorno alle fragili ossa.
"Non può essere Tate", disse Riley. "Lavorava per me la settimana scorsa."
Lo sceriffo annuì. "L'ho visto anch'io in città. Direi che questo scheletro è qui da circa cinque anni, la cosa buffa è che cinque anni fa, è proprio quando Tate a smesso di invecchiare ed ha cominciato a diventare sempre più pallido e magro. Ho trovato questo in tasca."  Lo sceriffo aprì un pezzo di carta. "E' il conto del droghiere di sua madre, pagato per intero. Tate si è sempre preso cura di lei."
"E ha continuato a prendersi cura di lei, anche dopo la sua morte", disse Riley.
Indicò la data sulla carta. Tate aveva pagato il conto il Sabato, lo stesso giorno in cui sua madre era morta. 
"Penso che possa smettere di prendersi cura di sua madre ora", aggiunse Riley.

Sritto da  Lisa Harkrader, Illustrato da Kathleen Estes