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Poesie D'Amore 2 (di Autori Vari)



Laura Spinelli
CONFESSIONE D'AMORE
Forse dovresti essere l'unico a cui non dovrei dirlo.
Forse ne riderai con gli amici.
Certo mi farai soffrire.
Ma io ti voglio bene,
e non riesco più nemmeno a dormire.
Voglio percorrere con te un po' di strada,
quale che sia.
Sceglierò, per te e per me, sentieri del cuore
che passi leggeri
hanno sfiorato
in giorni incantati.
Parlerò e tacerò.
E poi? Questo voglio soltanto:
starti accanto.



W.SHAKESPEARE
SONETTO 130 

“Gli occhi della mia donna non sono come il sole”

Gli occhi della mia donna non sono come il sole;il corallo è assai più rosso
del rosso delle sue labbra;se la neve è bianca, allora i suoi seni sono grigi;
se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.
Ho visto rose variegate, rosse e bianche, ma tali rose non le vedo sulle sue guance;
e in certi profumi cè maggiro delizia che nel fiato che la mia donna esala.
Amo sentirla parlare, eppure so che la musica ha un suono molto più gradito.
Ammetto di non aver mai visto camminare una dea,
ma la mia donna camminando calca la terra.
Eppure, per il cielo. ritengo che la mia amata si straordinaria
come ogni altra donna falsamente cantata con immagini esagerate


Camillo Sbarbaro
ORA CHE SEI VENUTA
Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa -
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.


Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell'alba, ammutolisce,
quando sull'orizzonte balza il sole.


Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d'estate mi facevo
alla finestra come soffocato: che non sapevo, m'affannava il cuore.
E tutte tue son le parole
che, come l 'acqua all'orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l'ore deserte, quando s'avanzavan
puerilmente le mie labbra d'uomo
da sè, per desiderio di baciare...


Wilslawa Zymborska

(Da La fine e l'inizio)
UN AMORE FELICE

Un amore felice. È normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi venuti fra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? di nulla;
la luce giunge da nessun luogo –
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano -
sembra un complotto alle spalle dell’umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe

se il loro esempio fosse imitabile:
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

AMORE A PRIMA VISTA

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all'altra?

Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.