La corona dell'Avvento segna l'inizio del periodo di Natale in Austria. Il 5 dicembre, è conosciuto come il giorno di Krampus, uno spirito cattivo che appare in quel giorno. Il suo aspettoè spaventoso: ha la lingua rossa, gli occhi scintillanti e si annuncia sempre con un gran fragore di campane e catene. Particolarmente venerata è la figura di San Nicola, confusasi e mescolatasi a quella di Santa Claus e di Babbo Natale. Nelle settimane precedenti il Natale, in ogni piazza di città e villaggi viene messo un albero. Le famiglie acquistano ghirlande d’abete decorate di candele che vengono tenute accese per i quattro sabati successivi al 24 dicembre. Secondo un’antica leggenda però l’albero è in realtà preparato dallo stesso Gesù Bambino che si occupa anche di consegnare i doni per i più piccoli. Il primo segno dell’arrivo della festa di Natale è l’allestimento dei famosi "mercati di Gesù Bambino", molto amati dai bambini, che possono acquistarvi dolci, caramelle, biscotti. Anche la tradizione del presepio è molto diffusa in Austria: in alcune case la complessità della rappresentazione è notevole e accanto ai personaggi tipici si possono trovare figure con le sembianze dei diversi membri della famiglia. Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, giovani in costumi orientali, gli Sternsinger, si recano di casa in casa, cantando melodie natalizie. Sugli stipiti delle porte, le famiglie appendono le iniziali dei nomi dei Magi.
La sera più importante in Belgio è quella del 6 dicembre quando San Nicola, vestito con abiti vescovili, cavalca un cavallo bianco per le strade di paesi e città. I bambini appendono calze colme di ortaggi al caminetto, come cibo per il cavallo del santo e in cambio ricevono doni e dolciumi. Nei piccoli villaggi rurali sopravvive ancora l’usanza di scegliere tre uomini per impersonare i Re Magi. Il loro compito consiste nel recarsi di casa in casa portando dolci per i più piccoli e di rallegrare la comunità suonando e cantando melodie natalizie.
Dopo aver addobbato l’albero con candele e cotone, per riprodurre l’effetto della neve, la famiglia bulgara si riunisce intorno alla tavola. Quest’ultima viene già apparecchiata la sera della Vigilia, ma fino al giorno seguente non viene rischiarata da nessun tipo di luce. Così vuole un’antica tradizione per assicurare alla famiglia l’abbondanza di cibo. Il pranzo di Natale in Bulgaria è costituito solo da cibi vegetariani (come una gustosa zuppa di fagioli bianchi e prugne bollite servite con il loro liquido). Le portate devono essere sette (come i giorni della settimana), nove (come i mesi della gravidanza) oppure dodici (come i mesi dell’anno). In una pagnotta fatta in casa, viene inserita una moneta: chi ha la fortuna di trovarla nella sua fetta, diventerà ricco nel corso dell’anno successivo. Durante la cena, nessuno può alzarsi da tavola, eccetto il padrone di casa. Un’altra usanza tipicamente bulgara è la Sooroovachka: come augurio di salute, ricchezza e felicità, i bambini di casa devono colpire delicatamente con un bastoncino, appositamente creato per lo scopo, il corpo di genitori, nonni, amici e ospiti. Questo gesto dovrebbe permettere la realizzazione dei loro desideri, ma perché si avverino è però necessario, come una sorta di compravendita, che gli adulti regalino ai piccoli monetine e soldi.
Il Natale in Danimarca è una festa preparata con cura anche dal punto di vista istituzionale, e in occasione di questa festività, sono emessi francobolli speciali. La casa viene addobbata con una corona con quattro candele di colore bianco o rosso, appesa al soffitto, rami di abete, stelle di paglia e figurine di angioletti e folletti. I bambini preparano da soli le decorazioni da appendere all'albero. La cena tradizionale di Natale comincia alle sei. Alla fine del pasto viene servito del riso al latte in cui si nasconde una mandorla intera. Chi la trova riceve in regalo un dolcetto portafortuna di mandorle a forma di maialino. Dopo cena il capofamiglia si chiude da solo nella stanza dove si trova l'albero di Natale e addobba l'albero con ghirlande, bandierine danesi, candele e cuoricini rossi e bianchi. Accende le candele una alla volta mentre la famiglia attende con impazienza dietro la porta. È anche usanza preparare una scodella di budino di riso da offrire a Julnisse, un folletto dispettoso che vive nelle soffitte e organizza scherzi e brutti tiri ai componenti della famiglia.
Il Natale è ancora la festività più importante in Estonia, dove si fondono tradizioni antiche e moderne, pagane e cristiane. In questo Paese infatti la ricorrenza del Natale celebra sia la nascita di Cristo sia la festività pagana di mezzo inverno La festa è preparata fin dal periodo dell’Avvento, quando si comprano strenne e candele. L’antica e diffusa tradizione di comporre ghirlande che imitano nella forma i candelabri delle chiese, è andata scomparendo con gli anni. Ogni Natale il presidente dell’Estonia dichiara la cosiddetta Pace Natalizia, riprendendo una tradizione antica di trecentocinquant’anni, nata ai tempi della regina Cristina di Svezia.
La Vigilia di Natale, i Finlandesi si recano nel bosco per tagliare l’abete che i più piccoli addobbano nel pomeriggio. Nel pomeriggio, le famiglie si recano al cimitero per salutare i familiari defunti. La notte di Natale un adulto travestito da Babbo Natale entra nelle case chiedendo ai genitori se i loro figli meritano di ricevere doni. La leggenda vuole che Babbo Natale sia originario della Lapponia, una regione situata a nord tra gli stati della Norvegia, della Svezia e della Finlandia. Il Babbo Natale del Grande Nord riceve 500.000 lettere all'anno. L’albero di Natale viene tolto dalle case venti giorni dopo Natale.
In Francia, il giorno di Natale la famiglia si riunisce dopo la messa di mezzanotte per consumare la cena tradizionale chiamata le reveillon. Il piatto più caratteristico di questa cena è una torta decorata con figurine di zucchero che rappresentano Gesù Bambino. Nelle cittadine di provincia, la facciata del municipio viene addobbata con ghirlande e nelle piazze un grandissimo albero. Lungo le vie principali anche gli alberi vengono addobbati con luminarie. In Provenza ci sono tradizioni natalizie particolari: in alcune chiese vicino al mare, al termine della messa di mezzanotte, una processione di pescatori e di pescivendoli deposita ai piedi dell'altare un cesto colmo di pesce, in segno di affetto e riconoscenza verso il piccolo Gesù. Seguendo una tradizione risalente al 1803, gli artigiani provenzali modellano figurine di santi in argilla, poi inserite nel presepio. La tradizione vuole che la cena della notte di Natale termini con tredici dolci, preparati con frutta di stagione, che rappresentano Gesù Cristo e i dodici apostoli.
I festeggiamenti iniziano il 4 di dicembre, giorno di Santa Barbara, quando si usa interrare in un vaso alcuni rami di forsizia, pianta decorativa che fiorisce in una ventina di giorni. Due giorni dopo, per San Nicola, i bambini mettono scarpe e stivali fuori dalla propria camera, nella speranza che vengano poi riempiti di dolciumi. In alcune regioni sono anche preparati dei calendari dell’Avvento molto particolari, decorati con pacchetti e ghirlande. L’usanza di addobbare un albero in occasione del Natale è nata proprio in Germania, dove in genere l’abete è decorato in segreto dai genitori, mentre i bambini possono ammirarlo solo la sera della Vigilia, la stessa in cui si scambiano i doni. Le decorazioni dell’albero consistono in dolci, mele, noci, figurine di angioletti e candeline. Il piatto tipico natalizio è l’oca guarnita con miele.
Il Natale nel Regno Unito è sempre stato vissuto con gioia e abbandono, fuorchè nel periodo della Rivoluzione di Cromwell, nella prima metà del XVII secolo, quando lo spirito puritano impose calma e compostezza nei festeggiamenti. In epoca vittoriana le celebrazioni del periodo natalizio divennero grandiose: fu proprio il marito della regina Vittoria, il principe Alberto, di origine tedesca, a introdurre la tradizione dell’albero addobbato nella famiglia reale. I colori natalizi per eccellenza sono il rosso e il verde. Una tradizione assai particolare è quella dell’esposizione dei biglietti d’auguri ricevuti da parte di parenti e amici, che vengono appesi con un nastro alle pareti, rimanendovi fino all’Epifania. La sera della Vigilia i bambini appendono delle enormi calze al proprio letto e sotto l’albero vengono lasciati dei dolci e un bicchiere di Porto affinchè Babbo Natale possa rifocillarsi. Il piatto tradizionale è il tacchino farcito, che può essere preparato seguendo diverse ricette, mentre il dolce di Natale per eccellenza è il pudding.
Nel giorno della Vigilia di Natale, i bambini si spostano di casa in casa offrendo leccornie e cantando la Kalanda, la canzone tipica di questo periodo di festa. Spesso le melodie sono accompagnate dal suono di triangoli e tamburi. Da questo giro, i piccoli ritornano con frutti e piccoli doni. Un tempo, l’usanza di addobbare gli alberi di Natale era sconosciuta in Grecia: si preferiva decorare le navi. Oggi invece ad Atene se ne allestiscono parecchi e sui loro rami splendono centinaia di candele. Da qualche anno poi, nel centro della città, si materializza un abete gigantesco fatto solo di luci. Per tutti i giorni antecedenti il Natale, le case sono benedette con acqua santa, allo scopo di attirare sulla famiglia la protezione contro i Killantazoroi, folletti malvagi che vivono al centro della Terra ed entrano nelle case attra- averso i camini. Una volta insediatisi nelle abitazioni, non resistono alla tentazione di fare scherzi cattivi, come spegnere il fuoco, cavalcare la schiena delle persone, intrecciare le code dei cavalli e rendere acido il latte.
I festeggiamenti natalizi iniziano dodici giorni prima di Natale. Questo periodo è chiamato Little Christmas. Nel giorno di Natale si usa collocare sul davanzale della finestra tre candele, una per il Padre, una per il Figlio e una per lo Spirito Santo: questa tradizione risale ai secoli di dominio inglese sull'Irlanda, quando era proibito ai cattolici di professare liberamente la propria religione. Le tre candele rappresentavano anche un tacito invito per i preti che grazie a questo espediente, riconoscevano le case cattoliche ed erano invitati a entrarvi per celebrare la messa e mangiare in compagnia della famiglia. Prima di andare a messa, è usanza lasciare sulla tavola un bicchiere di whisky per Babbo Natale oppure pane e latte per Maria e Giuseppe. Nel giorno in cui si festeggia Santo Stefano non è raro vedere per le strade adolescenti abbigliati in modo stravagante, con il volto coperto da maschere. Queste, mentre cantano e suonano, non dimenticano di chiedere qualche soldo bussando alle porte: si tratta della Wren Boys Procession.
Il Natale in Islanda comincia il 23 dicembre, quando si festeggia il giorno di San Thorlakur, in onore di Thorlakur Thorhallsson, antico vescovo della città di Skálhot. In lingua islandese i termini che individuano la festività del Natale sono Jol o Yule. I festeggiamenti per il Natale iniziano ufficialmente dopo le sei del pomeriggio, nel rispetto di una tradizione secondo la quale il giorno cominciava appunto nel tardo pomeriggio. Il cibo tipico del giorno di Natale è lo Hangikjöt, a base di carne di montone affumicata. Una delle tradizioni più caratteristiche del Natale islandese è quella degli Jolasveinar, i folletti di Natale, il cui compito è quello di molestare con scherzi impertinenti persone e animali. Sono tredici e ciascuno di loro ha un nome buffo che rispecchia la sua personalità: il Raschiatore di vasi, il Ladro di salcicce, Quello che guarda dalla finestra… Sono i figli di Cryla, una creatura mostruosa a tre teste, con barba e corna di capra. Questo essere mitologico si cibava di bambini cattivi che riuscivano a scappare solo quando diventavano buoni.
Dopo l'apparizione di Babbo Natale, la leggenda è cambiata. I folletti sono diventati più gentili e trascorrono il tempo a preparare regali per i bambini buoni.
Anche in Lettonia, come in altri Paesi nordici, il Natale si sovrappone alle festività pagane per il solstizio d’inverno, che cade il 22 dicembre. Nei secoli passati, in questo periodo, il lavoro dei campi era ridotto e la popolazione trascorreva gran parte della giornata accanto al fuoco, attendendo ai lavori domestici, cantando, ballando, raccontando storie e ponendo indovinelli. In Lettonia, anche le decorazioni dell’albero di Natale, tutte di colore rosso e di materiali naturali, hanno nomi particolari: lukturi, puzuri, krigi, putni. Una tradizione tipica del Natale lettone consiste nel travestirsi con costumi che raffigurano sia animali (orsi, cavalli, lupi, capre), sia personaggi fantastici come spiriti e morti viventi. Le persone così mascherate bussano alle porte delle case augurando fertilità e scacciando gli spiriti maligni. Un’altra antica usanza invece prescrive di allestire un falò dove bruciare, insieme con i ceppi, anche i problemi e le sfortune dell’anno che sta per finire. Naturalmente anche in Lettonia, Natale è un’occasione per preparare un gustoso banchetto che riunisce attorno alla tavola tutta la famiglia. Il piatto più tipico è una a zuppa a base di orzo bollito e carne di maiale che ha diversi nomi: kukis, koka o kikas. Il dolce più amato è costituito da biscotti aromatizzati allo zenzero.
In ogni casa e in ogni scuola è allestito un presepio che in lingua lituana è descritto con il termine Prakartelis. Prima dell’indipendenza dall’ex Unione Sovietica, in Lituania i regali venivano scambiati per la fine dell’anno e la figura che portava i doni era chiamata Senis Saltis ovvero “Babbo Gelato”. Kucios è il termine che individua la festività natalizia. Nelle case si prepara una cena abbondante, composta di dodici portate, tante quanti sono i mesi dell’anno. I piatti devono contenere necessariamente grasso, latte, burro e farina: gli altri ingredienti variano e possono essere pesce (soprattutto aringhe), funghi o piselli. Come dessert, non possono mancare i kuciukai, gustosi biscottini accompagnati da latte aromatizzato ai semi di papavero. Suggestive le leggende che si raccontano a Natale: una di queste sostiene che nella notte del 25 dicembre l’acqua nei pozzi si tramuti in vino e chi riesce a berla potrà godere di un anno fortunato. Un’altra invece afferma che in quella magica sera gli animali siano capaci di parlare, ma è pericoloso ascoltare ciò che dicono, perché chi oserà farlo, morirà entro l’anno.
Anche in Lussemburgo le feste natalizie cominciano il 6 dicembre, giorno di San Nicola. In questo piccolo Stato il santo è conosciuto con il nome di Kleeschen. Come in molti Paesi cattolici, anche in Lussemburgo le famiglie si recano alla messa di mezzanotte in antiche chiese e monasteri, come, per esempio, l’Abbazia dei Santi Maurizio e Mauro a Clairvaux, nelle Ardenne. Frequenti sono anche le Sacre Rappresentazioni con piccoli attori e i concerti, che si tengono in genere nel pomeriggio del 25 dicembre. Il dolce di Natale è la Bûche de Noël, dalla caratteristica forma di tronco. Il 26 dicembre è dedicato alle visite ad amici e parenti.
In Norvegia la festa cristiana del Natale si sovrappone a quella pagana del Solstizio d’Inverno, quando nelle antiche culture nordiche si celebrava il ritorno del Sole. All'inizio del mese di dicembre, la famiglia norvegese prepara le decorazioni dell'abete, e, accende la prima candela della corona dell'Avvento. Nel giardino di casa sono collocati un caprone fatto di paglia e alcuni fasci di grano. A ogni finestra è appesa una stella. In cucina si preparano cialde a forma di cuore. Come in Finlandia, anche in Norvegia, il 24 dicembre, è usanza visitare i parenti defunti e accendere candele sulle loro lapidi. È ancora viva l’usanza di vestirsi con indumenti caldi e pelli di lupo, senza scordare una torcia, poiché la notte comincia subito dopo o mezzogiorno. Dopo la cena, composta soprattutto da piatti a base di carne di maiale, tutta la famiglia danza e canta attorno all'albero. I familiari si dispongono attorno all'albero formando due cerchi, uno grande e uno piccolo. Cantando canzoni natalizie, il primo cerchio gira verso destra e il secondo verso sinistra. Al termine del canto il senso dei cerchi si inverte. I doni sono portati da San Nicola, alla cui figura si sovrappone quella molto più antica, e tipicamente norvegese, di Julesvenn.
Nei Paesi Bassi, San Nicola è conosciuto con il nome di Sinterklaas. La notte precedente la sua festa, i bambini appendono le calze al camino senza dimenticare di lasciare zucchero a volontà come cibo per il cavallo del Santo. Talvolta San Nicola compare di persona nelle case insieme al suo assistente, Pete il Nero. Prima di consegnare i doni chiede ai piccoli di recitare versetti della Bibbia. Nelle regioni dell’Est è usanza suonare corni speciali per annunciare la nascita di Gesù Bambino e scacciare gli spiriti maligni.
Il giorno della Vigilia di Natale i polacchi attendono con trepidazione la comparsa della prima stella nel cielo, chiamata affettuosamente “piccola stella” (Gwiazdka), perché quel momento segna l'inizio della cena e della festa (la Vigilia di Natale è infatti chiamata Festa delle Stelle). Gruppi di bambini mascherati da Re Magi, diavoli, angeli, pastori vanno di porta in porta a chiedere qualche soldino o dolcetto. In Polonia, la tavola di Natale viene preparata mettendo della paglia sotto la tovaglia, per ricordare che la nascita di Gesù avvenne in una stalla. Si digiuna tutto il giorno, per prepararsi alla festa, avendo cura di apparecchiare sempre un posto in più nel caso in cui arrivasse un invitato inatteso. Prima del pasto, i familiari pregano e si dividono una specie di ostia rettangolare chiamata oplateck, che rappresenta in rilievo l'immagine di Maria, di Giuseppe e di Gesù Bambino. Ciascuno fa un voto e dimentica litigi e antipatie. Terminata la cena, tutti i convitati si alzano dalla tavola contemporaneamente perchè secondo un’antica superstizione colui che si alza per primo dalla tavola è destinato a morire prima del Natale successivo. Talvolta il pranzo di Natale può avvenire nella campagna bianca coperta di neve, dove si organizza una sorta di pic nic.
In Portogallo i bambini attendono con ansia l’arrivo di O Pai Natal, che lascia i doni nelle calze appese al caminetto. Nessuno può mancare alla Missa do Gallo che si celebra a mezzanotte. Solo al ritorno dalla messa la famiglia si siede a tavola per mangiare merluzzo con patate e cavoli, pollo arrosto e ciambelle al liquore e aggiunge al presepio anche la statuina di Gesù Bambino. All’interno e all’esterno, la casa è decorata con candele.
Zuppa di pesce, insalata, patate, uova e un dolce alle mandorle costituiscono i piatti della cena natalizia nella Repubblica Ceca. Qui, secondo la tradizione, la tavola non può essere apparecchiata per un numero pari di commensali e tutte le pietanze devono essere appoggiate sul desco: si crede infatti che chi si alza per primo dalla tavola è destinato a morire nell’anno successivo. Dopo la cena Gesù Bambino entra nelle case per depositare i regali sotto l’albero. Un’antica tradizione, viva anche in Polonia, vuole che la notte di Natale si immerga un ramo di ciliegio nell’acqua. La fioritura del ramo in tempo per Natale, è considerato di ottimo auspicio e un segno che l’inverno potrebbe essere breve. La messa di mezzanotte è allietata da melodie tradizionali, tra cui l’immancabile Messa pastorale boema di Jan Jakub Ryba, datata 1796.
Sfilate caratteristiche aprono i festeggiamenti natalizi in Romania. I bambini si recano di casa in casa cantando canzoni e recitando poesie. Quelli che si trovano in testa ai cortei portano una grande stella di legno, chiamata Steaua, ricoperta di carta luccicante, decorata con campanelle e nastri colorati e attaccata a un lungo palo. Al centro della stella si trova una pittura della Sacra Famiglia. Dolce tipico della festività è la Turta, una sorta di ciambella a più strati che dovrebbe rappresentare le vesti svolazzanti del Bambino Gesù.
San Nicola di Mira è una figura popolare in Russia e protagonista di molte leggende. La più antica narra che nell’XI secolo il principe russo Vladimir viaggiasse verso Costantinopoli per farsi battezzare. Al suo ritorno in patria riportò fra i suoi conterranei molte storie sui miracoli del santo vescovo. È proprio San Nicola a portare i doni per grandi, piccini e persino animali: nei secoli passati, quando ricopriva questa funzione, veniva chiamato con il nome di Babouschka, ma dopo la Rivoluzione fu proibito ricordare la sua figura e le tradizioni a essa collegate. Si dice che Babouschka erri ancora per le contrade russe in cerca del Bambino Gesù e che per questo nel periodo natalizio visiti le case dove ci sono dei bambini. Per i russi il Natale si festeggia in gennaio. Per la cena della Vigilia, che per gli ortodossi cade il 6 gennaio, viene preparato una sorta porridge chiamato Kutya. Gli ingredienti sono germi di grano, che simbolizzano la speranza dell’immortalità, miele e semi di papavero come augurio di felicità, successo e serenità. La Kutya viene versata in un piatto comune dal quale tutti si servono, a testimonianza dell’unità della famiglia. In alcune case la cena termina in modo originale, con il lancio di cucchiaiate di Kutya sul soffitto. La liturgia natalizia della Chiesa ortodossa è grandiosa e viene celebrata in chiese adorne e profumate di incenso. Da quando è stata ripristinata la libertà di culto, non è raro vedere nella sera della Vigilia, sfilate e fiaccolate attorno alle chiese. La processione che si tiene nel villaggio di Krestny Khod è guidata dai membri più importanti del clero ortodosso. Dopo il giro dell’edificio, la congregazione rientra in chiesa per celebrare la funzione e cantare inni.
Durante il periodo dell'Avvento in Slovacchia, il 6 dicembre i bambini puliscono bene le proprie scarpe e le mettono alla finestra per ricevere un dono da San Nicola. Gli adulti si mascherano da San Nicola, da diavolo e da angelo. Fra Natale e l'Epifania intercorrono i "dodici giorni santi" nel corso dei quali si susseguono feste e processioni che festeggiano la fine dell'inverno.
Il 25 dicembre nessuna famiglia spagnola può mancare alla messa di mezzanotte, detta la Misa del Gallo. La più famosa di queste funzioni si tiene presso il monastero di Monserrat, sulle montagne che circondano Barcellona. Le celebrazioni natalizie proseguono fino al 6 gennaio. Se in Italia i bambini ricevono doni dalla Befana, in Spagna sono i Re Magi (Los Reyes Magos) a portare i regali, lasciandoli nelle scarpe. In molte città si svolgono cortei: i Re Magi sfilano su carri riccamente decorati, seguiti da un gran numero di cavalieri, e distribuiscono caramelle e dolci ai bambini. Dopo la sfilata i Magi si recano in visita a ospedali e orfanotrofi. Tra i Re Magi il più amato dai bambini spagnoli è senza dubbio Baldassarre. L’attaccamento alle figure dei tre Re orientali spiega l’importanza che in Spagna conserva il rito del presepio. Il presepio Salzillo nel museo della città spagnola di Murcia è composto di 556 figure. Nella notte di Natale è usanza accogliere in famiglia un neonato povero al quale provvedere con un corredo nuovo. Un'altra tradizione è quella di vestire da vescovo un ragazzo cui vengono affidati pieni poteri dal 6 al 28 dicembre.
I festeggiamenti natalizi cominciano il 6 dicembre, giorno di San Nicola. Processioni e fiaccolate suggestive si svolgono in tutta la Svizzera. Nel piccolo villaggio di Kussnacht, sul Lago di Lucerna, per esempio, si svolge una sfilata molto particolare. In essa uomini vestiti di bianco trasportano per le strade circa duecento gigantesche mitre vescovili in cartone, artisticamente decorate, che ricordano la dignità vescovile di San Nicola. Gruppi di bambini mascherati da Re Magi, diavoli, angeli, pastori vanno di porta in porta a chiedere qualche soldino o dolcetto. Nel Glarnerland, sono gli alunni delle scuole a sfilare per le vie, facendo risuonare all’unisono centinaia di campanelle. Nel villaggio di Zeifen invece protagonisti della sfilata sono giovani scapoli. Prima dei doni di Babbo Natale i bambini ricevono bontà natalizie come arance, tavolette di cioccolato e panini dolci.
Le festività natalizie cominciano il 13 dicembre con la celebrazione della festa di Santa Lucia, la Regina della Luce. Secondo la tradizione, Santa Lucia si recava nelle catacombe per portare cibo ai confratelli che lì si nascondevano e celebravano i propri riti. Per tenere con le mani la maggiore quantità di cibo possibile, si faceva luce in quegli stretti cunicoli sotterranei recando una lampada fissata ai capelli. In ricordo di queste visite, la mattina del 13, nelle famiglie svedesi, la figlia più giovane indossa una tunica, mette sul capo una corona intrecciata di verde con sette candeline e porta caffè, latte e dolci a tutti i familiari. Nei giorni che precedono il Natale, ogni domenica si accende una candela, si apre una finestra del calendario dell'Avvento e si consegna ai bambini un piccolo dono. In Svezia, la casa è decorata con fiori preferibilmente di colore rosso, rosa, bianco o blu. L'albero viene addobbato con oggetti di paglia. Il piatto tradizionale, che non può mancare sulla tavola di Natale, è il prosciutto arrosto. In svedese esiste una parola che identifica solo i regali fatti per Natale: è joklappar, che vuol dire colpo di Natale. In passato infatti venivano dati dei colpi molto forti sulla porta di colui a cui era destinato il dono. Quando la porta si apriva si buttava il dono dentro la casa e si scappava per non essere riconosciuti. In passato, dopo la cena, si aspettava che Jultomten, un folletto che si credeva vivesse nelle stalle o nei granai, consegnasse i doni. Oggi questa figura si confonde con quella di Santa Claus (San Nicola) e di Babbo Natale. I regali sono accompagnati da poesie, spesso divertenti, che sono lette a voce alta. I festeggiamenti natalizi si concludono un mese dopo la festa di Santa Lucia, il 13 gennaio. In quella occasione la famiglia si riunisce per compiere un ultimo giro intorno all'albero di Natale.
In Ucraina, le tradizioni legate al Natale richiamano la commistione tra le usanze della Chiesa Ortodossa e le credenze religiose dei tempi pagani. Come in tutti i Paesi in cui la maggioranza della popolazione segue la liturgia ortodossa e il calendario giuliano, il Natale cade il 7 di gennaio. Lo scambio dei regali avviene nel giorno di San Nicola, affinchè la festa della Natività conservi solo il suo significato spirtuale. Prima della cena natalizia è usanza legare insieme con un bel nastro un fascio di spighe. Tenendolo in mano, il padre o il capofamiglia deve girare per tre volte attorno alla casa, e poi appoggiare il fascio in un angolo della cucina o della sala da pranzo, vicino all’icona che protegge la famiglia e dove rimarrà per tutte le festività. Il fascio di spighe rappresenta le anime dei componenti della famiglia, inclusi i progenitori defunti. La cena della Vigilia deve essere composta da dodici portate, per analogia con il numero degli Apostoli e dei cicli lunari. Tra gli ingredienti non devono essere presenti né carne né latte, per rispetto degli animali d’allevamento che tanta importanza avevano e hanno ancora nell’economia ucraina.
In Ungheria si celebra il Luca Napja, ovvero il giorno di Santa Lucia. Nei villaggi è usanza costruire una sedia con sette diversi tipi di legno. Sedendosi su di essa, durante la funzione religiosa della notte di Natale, è possibile scoprire streghe e stregoni nascosti tra la folla. Alcune settimane prima di Natale spighe di grano vengono raccolte e messe a bagno in una coppa affinchè fioriscano in tempo per le celebrazioni natalizie. Generalmente si usa decorare con queste spighe l’insalata servita nella cena di Natale. Sulle tavole natalizie ungheresi trionfano i piatti a base di pesce, cucinato in vari modi. Il dolce caratteristico del periodo è il Beiglie, una torta con noci e semi di papavero.
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