Il signor Fallaninna era molto delicato, ma tanto delicato che se un millepiedi camminava sul muro lui non poteva dormire per il rumore, e se una formica lasciava cadere un granellino di zucchero balzava in piedi spaventato e gridava:
- Aiuto, il terremoto.
Naturalmente non poteva soffrire i bambini, i temporali e le motociclette, ma più di tutto gli dava fastidio la polvere sotto i piedi, perciò non camminava mai neanche in casa, ma si faceva portare in braccio da un servitore molto robusto. Questo servitore si chiamava Guglielmo e dalla mattina alla sera il signor Fallaninna lo copriva di strilli:
- Piano, Guglielmo, fa ben pianino, se no mi rompo.
A non camminare mai diventava sempre più grasso, e più diventava grasso più diventava delicato. Perfino i calli sulle mani di Guglielmo gli davano noia.
- Ma Guglielmo, quante volte ti devo dire che per portarmi devi mettere i guantini.
Guglielmo sbuffava e si infilava a fatica certi guantoni che sarebbero andati larghi a un ippopotamo.
Ma il signor Fallaninna era ogni giorno più pesante e il povero Guglielmo sudava d'inverno come d'estate, e una volta gli venne in mente:
- Che cosa succederebbe se buttassi giù il signor Fallaninna dal balcone?
Successe che proprio quel giorno il signor Fallaninna si era messo un vestito di lino bianco e quando Guglielmo lo buttò giù dal balcone cadde su una cacchettina di mosca e si fece una macchiolina sui calzoni. Per vederla ci voleva la lente, ma Fallaninna era tanto delicato che morì dal dispiacere.