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Il villaggio dei passeri - fiaba indonesiana


Tolau era un giovane serio e affettuoso che viveva con i vecchi genitori in un piccolo villaggio. Egli lavorava con grande volontà la sua piantagione di riso, che era famosa nei dintorni per l'abbondanza e l'ottima qualità del suo raccolto. Il giovane era diventato quasi ricco con i frutti del suo lavoro.
Quando raggiunse l'età di prendere moglie, Tolau la cercò tra tutte le ragazze del villaggio, ma nessuna destò il suo interesse. Il giovane allora decise di andare con la madre in giro nei dintorni alla ricerca di una sposa, mentre il padre restava al villaggio per badare alla piantagione.
I due si misero in viaggio. In tre lunghi mesi visitarono prima i villaggi vicini e poi quelli più lontani fino a raggiungere luoghi a loro completamente sconosciuti. Ma dovunque andassero nessuna fanciulla sembrava adatta a diventare moglie di Tolau.
Infine il giovane confessò alla madre di essere stanco di quella ricerca e di sentire nostalgia della sua terra. La madre fu d'accordo con lui e perciò ripresero la strada di casa.
Tornati al villaggio, la vita ricominciò come prima e Tolau tornò contento al suo lavoro.
La piantagione era ormai una distesa verdeggiante e il riso era già spuntato quando una sera, all'ora del tramonto, Tolau vide nell'aria una nuvola nera che s'avvicinava velocemente verso terra.
Guardò meglio e s'accorse che si trattava di un enorme stormo di passeri. Compatti, gli uccelli si calarono verso il suolo, fecero un giro sulla piantagione e, a gran velocità, beccarono tutto il riso. Poi lo stormo si sollevò nel cielo e si diresse verso oriente, scomparendo nella luce dorata del tramonto.
Tolau e suo padre avevano assistito immobili alla scena, come impietriti. In pochi secondi i passeri avevano distrutto tutto il raccolto. Non restava neanche un chicco di riso! Lo strano era che gli uccelli avevano infierito solo sulla piantagione di Tolau, lasciando intatte quelle vicine.
Il giovane accettò con rassegnazione la disgrazia e aspettò con impazienza l'anno successivo.
Il tempo passò e il riso era di nuovo cresciuto nei campi. Nella piantagione di Tolau le pianticelle erano meno mature di quelle dei campi vicini eppure una sera, alla stessa ora dell'anno precedente, la minacciosa nuvola nera riapparve nel cielo. Lo stormo dei passeri piombò velocemente sulla piantagione di Tolau e distrusse il raccolto, senza toccare le colture vicine.
Il giovane, disperato, non riusciva a capire come mai gli uccelli si accanissero soltanto contro di lui. Infine decise di provare ancora per un anno a lavorare la sua terra prima di abbandonarla per sempre. I genitori furono d'accordo perché temevano che sul figlio si fosse puntata l'ira di qualche mago.
Venne la stagione adatta e il riso tornò a verdeggiare nei campi. Ma anche quella volta, inesorabili, i passeri arrivarono e divorarono il riso fino all'ultimo chicco.
Allora Tolau capì che era giunto il momento di abbandonare il villaggio. I genitori, preoccupati per lui, gli chiesero dove avesse intenzione di andare. Il giovane spiegò loro che tutto quanto era accaduto non gli appariva chiaro e che aveva deciso di mettersi alla ricerca del villaggio dei passeri.
Il padre e la madre lo guardarono sbalorditi: non avevano mai sentito parlare dell'esistenza di un posto del genere. Ma essi non osarono contrastarlo e gli prepararono abiti e provviste per affrontare l'imprevedibile viaggio.
Prima di lasciarli il figlio li rassicurò, promettendo di tornare appena fosse stato possibile.
Tolau si mise in cammino. Viaggiava con lo sguardo rivolto sempre verso il cielo, seguendo tutti gli stormi di passeri che incontrava lungo il percorso. Volavano a gruppi, si posavano sugli alberi e sui cespugli, ma poi si allontanavano tutti nella stessa direzione, verso oriente.
Dopo tre mesi di viaggio, il giovane non vide più passeri volare. Era giunto in un grazioso villaggio, con abitazioni bianche e pulite, ma stranamente silenziose. Passò davanti a tutte e dalle porte aperte non gli riuscì di scorgere anima viva.
Infine giunse alla più bella casa del villaggio, costruita vicino a un fiume limpidissimo che scorreva rapido tra le rocce luccicanti, formando piccoli gorghi e fiocchi di schiuma.
Tolau girò intorno all'edificio, che aveva porte su tutte le facciate. Cercò invano di scorgere qualcuno, chiamò a gran voce chiedendo il permesso di entrare, ma nessuno rispose. Il giovane allora varcò lentamente una delle soglie della casa.
L'interno era costituito da un'unica immensa sala dal soffitto di cristallo. Anche il pavimento era di cristallo scintillante; al centro della stanza c'era una specie di piattaforma cui si accedeva salendo venti scalini d'argento. Dal pavimento al soffitto s'ergevano snelle colonne che sostenevano archi anch'essi di cristallo.
Intimidito da tanta bellezza, Tolau si avvicinò in punta di piedi agli scalini d'argento e si sedette su quello più basso.
Era lì da pochi minuti, quand'ecco apparire davanti a lui un bicchiere d'oro pieno d'acqua ed una ciotola d'oro colma di riso. Nonostante fosse stanco e assetato, il giovane non toccò né l'acqua né il riso.
Dopo un po' di tempo apparve sulla piattaforma una vecchia vestita con splendidi abiti di seta. Appena la vide, Tolau si alzò e le si inchinò, chiedendole scusa per la sua intrusione.
La vecchia gli chiese:
- Come mai Tolau, tu che hai fame e sete, non hai toccato né l'acqua né il riso?
Il giovane si meravigliò che ella conoscesse il suo nome, ma le rispose:
- Non c'era nessuno, perciò non ho osato farlo. Sarei stato scambiato per un ladro.
- Ti sei comportato bene - osservò la donna, sorridendo. - Ora però t'invito a soddisfare la tua sete e la tua fame.
Il giovane ringraziò e cominciò a mangiare il riso dalla scodella; ma più ne mangiava e più la scodella era piena. La stessa cosa accadeva per l'acqua nel bicchiere.
Quando si fu rifocillato a dovere, Tolau chiese alla donna come mai il villaggio fosse disabitato e da dove proveniva tutto quel riso se nei dintorni non v'era alcuna piantagione.
La vecchia gli disse:
- Aspettavo con ansia il tuo arrivo. Vieni con me e ti spiegherò tutto.
Lo prese per mano e lo condusse su un'altura da cui si dominava il villaggio. Era l'ora del tramonto e il cielo, arrossato dai raggi del sole morente, sembrava ardere come per un incendio.

All'improvviso Tolau scorse all'orizzonte quella stessa nuvola grigia che aveva mutato la sua vita. La vecchia allora batté le mani e sulle rive del fiume apparvero moltissime ceste di tutte le forme e grandezze.
Lo stormo di passeri s'avvicinava sempre di più, finché raggiunse il villaggio. Gli uccelli fecero un giro sopra la casa della vecchia signora, poi si diressero vicino al fiume e lasciarono cadere dai becchi tanti chicchi di riso da riempire in un batter d'occhio tutte le ceste. Infine, uno alla volta, si tuffarono nel fiume.
Ma appena a contatto con l'acqua, gli uccelli si trasformavano in un uomo o in una donna che, sorridendo, risaliva sulla sponda del fiume. Qui raccoglieva una cesta e, tra l'allegria generale, s'incamminava verso il villaggio.
Rimasero solo venti bellissimi giovani, che si avviarono verso la casa di cristallo e che, passando davanti ai due spettatori, salutarono la donna chiamandola «madre».
Quando si avvicinò l'ultimo del gruppo, Tolau si accorse che si trattava di una stupenda ragazza dai lunghissimi capelli neri. I suoi occhi vellutati e ridenti si posarono su di lui, che ricambiò lo sguardo con grande ammirazione.
- Ora Tolau - cominciò la vecchia donna - hai capito perché qui non ci sono piantagioni. Il riso è in tanti posti: non resta che andarlo a prendere. Gran parte del riso che abbiamo avuto negli anni precedenti era tuo.
Il giovane guardò la donna con aria di rimprovero: - Mi sembra che questo significhi rubare e perciò ti debbo dire che non approvo ciò che fa la tua gente.
La vecchia chinò il capo in segno di assenso e poi continuò:
- Ciò che dici è giustissimo. Devi sapere però che il mio popolo ha subito una terribile punizione, per cui tutti gli abitanti sono stati trasformati in passeri e costretti a rubare il riso. Ora l'incantesimo è finito: noi potremo tornare a vivere come persone normali e riavere le nostre piantagioni.
A poco a poco i venti figli della donna si avvicinarono, mentre la madre proseguiva:
- In verità, Tolau, già da tre stagioni il riso avrebbe potuto ricominciare a spuntare sulle nostre terre. Ma io sapevo che tu stavi cercando moglie e perciò i miei uomini continuavano a trasformarsi in passeri e a venire a rubare da te. Solo così saresti venuto fin qui.
Mentre la vecchia parlava, la bella fanciulla dai profondi occhi neri, che Tolau poco prima aveva guardato con interesse, abbassò la testa arrossendo.
- lo volevo - concluse la donna - che mia figlia sposasse l'uomo più onesto del mondo e non c'è nessuno migliore di te. Avevi fame e non hai mangiato, avevi sete e non hai bevuto, mentre noi per ben tre stagioni di seguito ti abbiamo privato di tutto il raccolto. Perciò, vuoi sposare la mia unica figlia?
Non fu necessaria una risposta: bastava osservare come Tolau fissava la fanciulla.
I due giovani si sposarono dopo pochi giorni e Tolau rimase nel villaggio il tempo sufficiente per collaborare, con la sua esperienza, a far piantare il riso.
Dopo qualche mese i due sposi si prepararono a tornare, carichi di doni, al villaggio di Tolau.
Quando arrivarono, i vecchi genitori non riuscivano a frenare la loro gioia. Non potevano credere che il figlio fosse tornato e per di più sposato ad una ragazza così bella.
Quando essi chiesero a Tolau se aveva trovato il villaggio dei passeri, la sua sposa arrossì violentemente, ma egli rispose:
- Avevate ragione voi: non esiste un tale villaggio. I passeri sono uccelli liberi e hanno la loro dimora nel cielo infinito…