“Così non possiamo andare avanti”, dicevano gli uomini, “senza il calore del sole moriremo tutti di freddo”. Erano poi costretti a camminare a tentoni e spesso si scontravano con gli animali, anch’essi vaganti nel buio.
Il re delle formiche, che invece si trovava bene al buio e aveva trovato rifugio nel cavo di un albero, sentendo tutti quei lamenti, pensò che occorreva fare qualcosa e decise che avrebbe cercato di aiutare uomini e animali. Chiamò una formica e le ordinò di salire sul grande albero di Luong Pling, per vedere da lassù se si poteva scoprire qualcosa che potesse aiutare a far arrivare la luce anche sulla terra.
La formica cominciò allora a salire sul grande albero. Salì e salì ma alla cima non arrivava mai. L’albero di Luong Pling era infatti il più grande della foresta ed era tanto alto che la sua cima raggiungeva il cielo. Il tronco era tanto grande da occupare buona parte della foresta e l’ombrello di foglie così vasto da coprire tutta la regione.
Continuando a salire, passo dopo passo, la formica arrivò finalmente alla cima e da lassù poté vedere il mondo sotto di lei, con gli uomini piccoli piccoli e sopra, le nuvole, il sole, la luce e, di sera, la luna e le stelle. Una visione così bella che la indusse a fermarsi per parecchi giorni ed anzi, si domandò se davvero avrebbe dovuto scendere perché, scendendo, un mondo così splendido non avrebbe più potuto vederlo.
Alla fine vinse il dovere e così decise di scendere per raccontare al re quello che aveva visto e come si sarebbe potuto aiutare gli uomini e gli animali.
“L’unica soluzione”, disse, “sarebbe quella di abbattere l’albero di Luong Pling. Solo così infatti, la luce potrebbe scendere fin sulla terra”. Il re delle formiche ci pensò e infine ritenendo che l’idea fosse giusta, mandò le formiche in giro per la foresta a chiedere aiuto per l’esecuzione dell’impresa che si presentava davvero ardua.
Le formiche allora cominciarono a girare per la foresta e a visitare tutti i villaggi degli animali chiedendo il loro aiuto. Risalirono i fiumi e le valli, salirono i monti chiedendo a tutti gli animali il loro aiuto. Tutti furono d’accordo, tranne gli uccelli perché tanto, dicevano, “sopra gli alberi a vedere il sole, noi possiamo andarci quando vogliamo”.
Tutti gli altri animali, invece, si dettero da fare secondo le loro possibilità: le ranocchie procuravano il riso, i galli cantavano quando era ora di iniziare il lavoro o di smettere, gli scoiattoli iniziarono a rodere le liane e le formiche a rosicchiare le radici dell’albero.
Andarono avanti per mesi e mesi e finalmente l’albero cominciò a vacillare, ma ancora non accennava a cadere.
Molti animali, stanchi del continuo lavoro che pareva inutile si ritirarono dall’impresa. Via via, le lumache e poi gli altri si lamentavano dicendo: “è inutile continuare, l’albero è troppo grande, non riusciremo mai a farlo cadere nemmeno se dovessimo continuare per secoli”.
Le formiche, invece, proseguirono senza mai arrendersi e così fecero gli scoiattoli.
La formica che già era salita fino alla cima dell’albero disse allora. “Sentite, io vado su a vedere com’è che questo albero non vuole cadere, magari da lassù si può scoprire la ragione”.
“No, lascia che andiamo su noi”, dissero gli scoiattoli, “siamo più rapidi e in poco tempo saremo lassù”.
Infatti, cominciarono a saltare da un ramo all’altro ed ecco che giunti alla cima si accorsero di una cosa davvero strana: l’albero non era solo legato alla terra ma anche al cielo.
Grandi liane salivano su su e si perdevano tra le nuvole.
Capirono che l’albero non era solo legato alla terra con le sue fitte radici, ma anche al cielo e che era quella la strada utilizzata dagli spiriti quando volevano giungere sulla terra.
Quando ridiscesero, raccontarono di aver compreso il motivo della straordinaria resistenza dell’albero e dissero che l’unica soluzione per liberarlo sarebbe stata quella di tagliar via le liane e le radici che lo univano al cielo.
Avuto il consenso, gli scoiattoli risalirono fin sulla cima e cominciarono a rosicchiare mentre le formiche, alla base, seguitavano a intaccare le radici.
Alla fine, dopo tanto lavoro, si udì un boato fortissimo che si ripercosse su tutta la terra e la pianta di Luong Pling crollò fragorosamente.
Le radici si trasformarono in pietre durissime che gli uomini usarono per fabbricare utensili da lavoro, le fronde divennero piante di cotone che gli abitanti poterono utilizzare per filare e tessere, e il tronco si trasformò nei monti di Fan Si Pan. Grandi fiumi scesero a valle e formarono la ricca pianura di Hanoi.
Dopo la caduta dell’albero il sole cominciò a risplendere, la luce illuminò la terra e un piacevole calore invase le valli. Sbocciarono i fiori, gli alberi dettero gustosi frutti, i raccolti di riso divennero abbondanti e tutti sulla terra fecero grandi feste.
Da allora tuttavia, il cielo non è più unito alla terra e gli spiriti per giungervi devono fare molta più strada e fatica.